Era attesa nei giorni immediatamente seguenti alle festività pasquali la convocazione di un incontro tra i sindacati del marmo e l'Associazione Industriali per la trattativa sul rinnovo del contratto integrativo. Ad oggi però non è stata fissata alcuna riunione e la situazione si fa sempre più difficile: l'ultimo tavolo risale allo scorso 3 marzo, giorno in cui la concertazione si era interrotta per il mancato accordo sull'immunità di mancata mensa. Vane quindi fino a questo punto le numerose iniziative organizzate dai confederali nelle passate settimane: le assemblee nelle segherie, gli scioperi a macchia di leopardo e perfino lo stop di otto ore del 18 marzo – che aveva portato anche al blocco del trasporto di scaglie e graniti – sembrano essere passati inosservati. Dopo le mobilitazioni, Fillea, Filca e Feneal avevano anche chiesto l'intervento dei rispettivi segretari confederali per invitare al dialogo il Presidente di Assindustria di Massa-Carrara, Giorgio Favro, ma anche su questo fronte non è stato ancora concluso nulla. Un silenzio quello degli industriali che spinge i confederali ad ulteriori riflessioni sul da farsi: nei prossimi gironi riprenderanno quindi gli incontri interni alle tre segreterie e alla ricerca di una nuova strategia unitaria che sblocchi la situazione.
I Cobas del marmo proseguono invece in modo indipendente il loro percorso, incentrato su una serie di referendum attraverso i quali si chiede ai lavoratori del settore di esprimere attraverso un vero e proprio voto il loro parere sui contenuti del contratto integrativo. Dopo le consultazioni nei principali canali delle cave di Carrara, il prossimo 5 aprile il sindacato di base raccoglierà i pareri dei lavoratori dei bacini di Massa, per poi tornare nel carrarese ai Ponti di Vara e concludere con Equi e Campocecina. “Con i risultati del referendum alla mano, andremo a dire la nostra agli industriali”, ha detto ai microfoni di Contatto Radio, Giovanni Pedrazzi dei Cobas.