Potrebbe tenersi subito dopo Pasqua l'appuntamento locale con i vertici di Sviluppo Italia annunciato all'inizio di marzo nel corso di un vertice tra i rappresentanti delle istituzioni della provincia di Massa-Carrara e i dirigenti dell'azienda dello stato. Oggetto della riunione, il rilancio della zona industriale apuana: dopo aver ventilato alcune possibili soluzioni, il tavolo romano – tenutosi martedì 1 marzo - si era concluso con la convocazione di una nuova riunione, da tenersi entro due settimane, questa volta tra Massa e Carrara. Il giorno successivo una seduta straordinaria del Consiglio Comunale di Massa aveva individuato una serie di priorità da espletare per “facilitare” l'arrivo di eventuali nuovi imprenditori: tra gli obiettivi l'istituzione di un'apposita commissione composta da vari soggetti interessati alla crisi e l'attivazione degli strumenti normativi necessari alla liberazione delle aree della zona industriale attualmente sotto-sfruttate.
“Terminata la fase dei Nuovi Cantieri di Marina di Carrara c'è oggi un terreno più agevole per la presenza di Sviluppo Italia per una visita in loco” con queste parole l'assessore alle attività produttive della provincia di Massa-Carrara, Paolo Baldini ha spiegato ai microfoni di Contatto Radio le dinamiche della vertenza. In queste settimane di silenzio, le istituzioni e la politica locale si sarebbero mosse, secondo l'assessore, per avviare e concretizzare gli obiettivi individuati a inizio marzo: l'intervento sulle aree, l'istituzione della commissione (composta da rappresentanti tecnici e politici delle istituzioni, dei sindacati e del consorzio zona) e la convocazione del nuovo incontro con Sviluppo Italia.
Baldini ha sottolineato che per quanto riguarda la commissione e il nuovo tavolo con l'azienda dello stato i tempi saranno bervi, e già la prossima settimana si potrebbero concretizzare passaggi importanti. Diversa la questione delle aree per cui sono necessari percorsi giuridici e amministrativi più lunghi: “Di aree opzionate non ce ne sono più. Si tratta di trovare il meccanismo per entrare in possesso di quelle che sono rimaste inutilizzate, ancorché di proprietà privata. La cosa non è semplice: tutti possiamo ammettere che rispetto alle iniziative imprenditoriali avanzate tempo fa non c'è stato riscontro. Detto questo rientrare in possesso dei terreni di proprietà privata comporta dei passaggi”. Una posizione che lascia intuire come – vista la difficoltà della situazione – le istituzioni si stiano interrogando sulla reale convenienza, l'opportunità e la fattibilità dell'intervento sulle aree.