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Datteri di mare: Legambiente esorta alla prevenzione
Cresce alla Spezia la pratica illegale di raccolta e commercio del mollusco. In pericolo l'ecosistema marino, a fronte di un giro d'interessi milionario
La Spezia -
Il problema del traffico dei datteri di mare sta assumendo anche nel territorio della Provincia della Spezia i connotati di un vero e proprio disastro ambientale. Le cifre sono ovviamente ancora lontane da quanto si verifica, ad esempio, nella penisola salentina, ma i 2700 chili del mollusco sequestrati negli ultimi 5 anni alla Spezia, di cui 30 negli ultimi giorni, fanno pensare ad un giro di denaro e di interessi molto sviluppato anche nella provincia ligure: bisogna infatti tener conto del fatto che la Guardia di Finanza riesce solo in parte a frenare la raccolta e la diffusione dei datteri di mare.
Per questo Legambiente da un lato ringrazia le autorità per il lavoro che ha portato al sequestro di questi giorni, dall'altro esorta la Guardia di Finanza ad aumentare l'organico che si occupa del controllo e delle indagini sul traffico. L'associazione ambientalista sottolinea, inoltre, come il fenomeno sia discutibile anche dal punto di vista della qualità del prodotto, visto che i datteri vengono quasi sempre trasportati clandestinamente senza il rispetto della catena del freddo, con conseguente deterioramento ancor prima di arrivare sul piatto dei consumatori.
Dal punto di vista ambientale la raccolta dei datteri di mare comporta la distruzione delle scogliere e la completa desertificazione dei fondali marini per decenni. Inoltre, la possibilità di prelevare questi molluschi dal loro habitat è oggi alla portata di chiunque abbia familiarità con le tecniche di immersione subacquea: allo scopo vengono usati utensili pesanti che vanno dalle piccozze ai martelli pneumatici, ma per raggiungere il risultato a volte si usano anche piccole cariche esplosive. Questi mezzi vengono utilizzati su vastissime porzioni di fondale marino, e solo la minore notorietà dal punto di vista mediatico distingue questa catastrofe dagli effetti provocati dai disastri ecologici legati al naufragio delle petroliere.
Per avere un'idea dell'entità degli interessi economici legati al traffico dei datteri di mare basti pensare che ogni anno il giro di affari dei datterai nella penisola sorrentina si aggira intorno ai 2 milioni di euro. Per quanto riguarda gli aspetti normativi, il divieto di raccolta, detenzione e commercio del dattero di mare vige nel nostro Paese sin dal 1988 ed è stato prorogato nel 1998. La pena prevista per chi pesca, detiene e commercia i datteri di mare varia da un' ammenda di 516 Euro ad una di 3.098 Euro, ma è previsto anche l'arresto da un mese ad un anno. Più recentemente per alcuni datterai campani, colti in fragrante, è stato ipotizzato per la prima volta in Italia il reato di associazione a delinquere finalizzata al danneggiamento aggravato e continuato del patrimonio ecomarino dello Stato.
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Ultimo aggiornamento ore
19:55 del 24.11.04 | redazione
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