C'è aria di cambiamenti alla Casa Bianca: a meno di due settimane dalla riconferma di George Bush alla guida degli Stati Uniti saltano le prime poltrone, tra cui quella legata alla carica diplomatica più importante del paese. Dopo il cambio di una settimana fa al ministero della Giustizia, dove John Ashcroft ha lasciato il posto ad Alberto Gonzales, ieri a a Washington sono state ufficializzate le dimissioni del ministro dell'Agricoltura Ann Veneman, di quello dell'Istruzione Rod Paige e di quello dell'Energia Spencer Abraham. Ma, in questi giorni, a riempire le pagine dei giornali di tutto il mondo è la notizia del ritiro di Colin Powell dalla carica di segretario di Stato Americano: Powell spesso definito “una colomba” tra i “falchi” che compongono il governo Bush, lascia dunque il prestigioso incarico passa a Condoleeza Rice, 50 anni consigliere per la sicurezza nazionale Usa durante il primo mandato Bush. L'annuncio ufficiale è arrivato questo pomeriggio alle 18.30 nel corso della conferenza stampa tenuta dallo stesso Presidente americano. L’annuncio delle dimissioni del Segretario di Stato Usa, Colin Powell, ha suscitato reazioni diverse a livello internazionale: alcuni funzionari africani hanno lodato Powell per aver portato le problematiche provenienti dal continente nero all’attenzione dell’amministrazione Bush, spesso accusata di poco interesse al riguardo. Viceversa, il discorso accorato tenuto da Powell davanti alle Nazioni Unite a sostegno dell’intervento in Iraq ha fatto sì che l’ex segretario di stato americano perdesse molti consensi in Medio-Oriente. In Europa, Powell era visto soprattutto come un alleato, un valido sostenitore dell’approccio multilaterale alle questioni internazionali: la notizia delle sue dimissioni è stata accolta con dispiacere in alcune capitali del vecchio continente dove si sperava che il secondo mandato Bush potesse aprirsi maggiormente alla cooperazione internazionale.
Il cambio del segretario di Stato Usa, non sembra poter pesare sui rapporti diplomatici tra Washington e Roma che, contrariamente a Parigi e a Berlino, appare sempre pronta ad assecondare le mosse di Bush: a conferma di questa unità d'intenti italo-americana, le recenti dichiarazioni del ministro della Difesa Antonio Martino che in occasione dell'anniversario della strage di Nassiria ha tentato di sdoganare anche in Italia il concetto di “guerra preventiva”. “Aspettiamo di subire un altro attentato terroristico e poi reagiamo? In questi casi prevenire è meglio che curare” avrebbe dichiarato Martino, riprendendo uno dei “cavalli di battaglia” del Presidente George Bush.
E proprio sul piano dei rapporti internazionali, il neo eletto segretario di stato si troverà a dover affrontare una situazione in evoluzione: dalla guerra in Iraq al dopo Arafat in Palestina, dal caso della Corea del Nord a quello dell'Iran, sono sicuramente diverse e impegnative le prove che Condoleeza Rice dovrà affrontare nell'immediato futuro.