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Rischio amianto: scarsa informazione fra i militari
Per AssodiPro potranno essere ancora molti i casi mortali tra soldati e marinai nei prossimi anni, vista la scarsa divulgazione sui rischi dell'esposizione e la lunga incubazione del tumore legato all'amianto
La Spezia -
Sarà lungo e difficile il lavoro per le procure militari di Padova e della Spezia, incaricate dell'indagine sugli oltre 500 militari deceduti in seguito all'esposizione all'amianto sulle navi o nelle strutture dell'esercito. Rispetto a quanto è accaduto in ambito civile, dove comunque sulla materia esistono varie zone d'ombra, l'informazione sulle conseguenze del lavoro a contatto dell'amianto è arrivata tra il personale militare con notevole ritardo e le richieste di risarcimento non seguono lo stesso iter. In più resta il problema della lunga incubazione del mesotelioma, il tumore più diffuso tra i lavoratori e i militari esposti alle fibre del pericoloso materiale. Di alcuni di questi casi si è occupata in passato AssodiPro, associazione nata negli anni settanta per occuparsi del problemi di rappresentanza nell'esercito e nella Marina: secondo il presidente Emilio Ammiraglia i 500 casi indagati a La Spezia e a Padova potranno diventare nei prossimi anni molti di più, proprio perchè il periodo di latenza del mesotelioma può arrivare anche a trent'anni. Inoltre fino al 1999 neanche il Cocer, organismo di rappresentanza dei militari, aveva divulgato tra i marinai e i soldati le informazioni circa il rischio anche mortale dell'esposizione all'amianto. |
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Ultimo aggiornamento ore
20:14 del 10.11.04 | redazione
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