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Consulenze: deriva aziendale del servizio pubblico
In corso le indagini della Corte dei Conti sulle consulenze dell'amministrazione Segnanini, che difende se stesso e accusa Conti. Pagliarini (Cgil): serve qualificazione nel personale interno
Carrara -
L'ex Sindaco di Carrara Lucio Segnanini, durante una conferenza stampa, ha parlato ieri di un'indagine in corso della Corte dei Conti sulle consulenze chieste dal Comune durante la sua amministrazione. Accanto a lui Simone Caffaz, che all'epoca criticò aspramente questa dispendiosa pratica dell'amministrazione comunale: questa, secondo il consigliere comunale di Forza Italia, sarebbe largamente peggiorata nella gestione dell'attuale Sindaco Giulio Conti. L'ex primo cittadino, che fa parte insieme a Caffaz dell'associazione Carrara Libera, si è detto tranquillo sull'esito delle indagini, ricordando che tutte le consulenze sono apparse regolari alla Corte dei Conti tranne due. Sull'utilizzo di questo strumento da parte delle amministrazioni, oggi a Contattoradio è intervenuto Gianni Pagliarini, della segreteria nazionale Funzione Pubblica Cgil, ribadendo la contrarietà del sindacato al sistema delle consulenze, ritenuto parte di una aziendalizzazione selvaggia delle amministrazioni: secondo Pagliarini il rischio è quello di perdere definitivamente il senso del servizio pubblico locale, a vantaggio di una gestione dissennata degli incarichi e degli strumenti usati dai privati. L'alternativa, secondo Cgil, va verso la maggiore qualificazione e specializzazione del personale interno, anche se si rileva negli ultimi anni una pericolosa tendenza alla deresponsabilizzazione delle cariche pubbliche. Pagliarini ha espresso una forte preoccupazione anche nei confronti della direttiva Bolkenstein, cioè del provvedimento dell'Unione Europea che prevede la completa liberalizzazione dei servizi pubblici all'interno del mercato comune del vecchio continente. La direttiva prevede, inoltre, la possibilità di applicare la normativa del paese in cui ha sede l'impresa, indipendentemente dalla nazione in cui questa opera. Ciò vuol dire, per esempio, che se l'impresa ha sede in Romania, può applicare le leggi di Bucarest e non il diritto italiano. Evidentemente questa eventualità darebbe adito ad una serie infinita di combinazioni a beneficio dell'imprenditoria selvaggia: per questo la Cgil ha chiesto, insieme ai movimenti del SFE, il ritiro della direttiva.
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Ultimo aggiornamento ore
20:41 del 04.11.04 | redazione
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