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USA: vittoria di Bush. Il mondo si interroga.
I commenti di Vittorio Agnoletto, eurodeputato PRC, e Alessandro Volpi, Docente Università di Pisa
Usa -
Al termine di una campagna elettorale infuocata, dopo centinaia di sondaggi che per settimane hanno dato i due candidati testa a testa, a seguito di una giornata elettorale che ha fatto registrare un'affluenza record alle urne, dopo ore di attesa per un verdetto che non sembrava arrivare, è stato il candidato democratico alla Casa Bianca, John F. Kerry a chiudere le elezioni presidenziali 2004: alle 11 (le 17 in Italia) il senatore del Massachusset ha telefonato al suo avversario, George W. Bush congratulandosi per la vittoria. Una chiamata che ha posto fine alle ore di tensione seguite alla chiusura dei seggi, con exit poll e proiezioni che continuavano a dare Bush e Kerry testa a testa. I primissimi dati, basati sulle interviste agli elettori al termine dell'Election Day, davano favorito Kerry; un risultato che col passare del tempo e l'arrivo delle prime proiezioni è stato stravolto, tanto che questa mattina in Italia era già nell'aria la notzia di una vittoria di Bush. Sono tre gli stati che fino all'ultimo sono rimasti in bilico e il cui dati finali saranno comunicati solo nei prossimi giorni: dopo che il Presidente in carica ha conquistato il tanto ambito stato della Florida, resta ancora incerto a quasi 24 ore dalla chiusura dei seggi il risultato in New Mexico, Iowa e Ohio. E nelle dichiarzioni che ancora questa mattina rilasciavano i Democratici sembrava che, per consocere il nome del vincitore, gli americani e tutto il mondo avrebbero dovuto attendere, ancora una volta, diversi giorni, seguendo lo spoglio di tutte le schede e il conteggio dei voti. Alla fine non è stato così: come detto Kerry nel corso della mattinata (il secondo pomeriggio in Italia) ha rotto gli indugi ammettendo la sconfitta prima con una telefonata a George Bush e poi con un discorso pubblico, tenuto dal suo quartier generale di Boston intorno alle 19.30 ora italiana. George Bush sarà quindi alla guida degli Stati Uniti d'America per altri quattro anni, forte dell'appoggio del Congresso dove i repubblicani hanno conquistato la maggiornazia, sia alla Camera dei rappresentanti sia al Senato.
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Ultimo aggiornamento ore
20:10 del 03.11.04 | redazione
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