Carrara -
Crisi congiunturale, periodo di ristagno, insicurezza crescente, sono queste le parole che ricorrono con maggiore frequenza nel rapporto annuale di analisi congiunturale sull'andamento del settore lapideo in Italia e nel distretto tosco-ligure presentato questa mattina nella Marmoteca della Internazionale Marmi e Macchine di Marina di Carrara. Diverse le ragioni addotte per giustificare il trend negativo dell'economia di settore, anzitutto la forte instabilitą internazionale sotto cui si č aperto il 2003, quindi l'apprezzamento dell'euro sul dollaro, ma soprattutto i nuovi produttori che si sono affacciati sulla scena globale negli ultimi anni a rappresentare realtą estrattive particolarmente attive e a basso costo tali da porre una concorrenza temibile per le produzioni tradizionali: Cina, Corea, Turchia. Se quindi č l'esportazione su scala nazionale a soffrire, nel nostro territorio il problema si acuisce sensibilmente, tanto da far registrare perdite che arrivano al 24% sui lavorati. In particolare, mentre in passato era stato il mercato estero a rappresentare la principale voce del traffico dei materiali lapidei provenienti dal nostro comprensorio, attualmente č il mercato interno a garantire maggiore tenuta, a fronte di un'affermazione del made in Veneto sui mercati internazionali. Mentre si attendono gli sviluppi dovuti all'allargamento dell'Unione Europea ad altre realtą in crescita nel settore come la Croazia, si č costretti a sperare nell'incremento di un settore-rifugio come quello della costruzione di immobili, nella prospettiva di una ripresa di basso profilo che, pur caratterizzata da un aumento della produttivitą, rischia di rivelarsi a bassissimo coefficiente di occupazione. Una delle alternative proposte č quella del decentramento produttivo, ovvero il radicamento delle imprese nostrane nei territori ove attualmente l'attivitą estrattiva presenta il miglior rapporto tra costi e rendimenti, come a dire Medio o Estremo Oriente.
Sul versante dell'occupazione si registra una sostanziale tenuta degli indici di dinamismo, coadiuvata da una maggiore flessibilitą, mentre sia il monte-ore lavorato, sia l'utilizzo degli impianti e quindi l'intensitą di lavoro subiscono un drastico calo. Ma il 2004 si apre all'insegna di una probabile crisi occupazionale del settore, fatto inedito per la nostra zona.
|