Massa - Forse c'è un filo che lega il fallimento della ex Synthesis di Massa e la vicenda relativa allo stablimento aperto a Gioia Tauro dalla stessa società, la Sicma, con un finanziamento statale di 25 miliardi di vecchie lire ma mai risultato attivo. Una vicenda quest'ultima che nelle scorse settimane ha portato all'emissione di ordini di custodia cautelare nei confronti di Walter Leto, Marco Leto, Alessandro Leto e Franco Tealdo, tutti amministratori anche della Synthesis di Massa, nonchè di una funzionaria amministrativa dello stabilimento apuano e di quello di Gioia Tauro. L'ipotesi di un collegamento tra le due vicende è racchiusa in un esposto presentato questa mattina alla Procura della Repubblica presso il tribunale di Massa dagli ex dipendenti della Synthesis, rappresentati dall'avvocato Ezio Menzione. I lavoratori presentarono una denuncia già nel dicembre del 1999 per evidenziare un serie di comportamenti dell'amministrazione della società con i quali si tendeva, secondo i dipendenti, a depauperare la società stessa per portarla alla chiusura. Ma quella denuncia rimase inascoltata e poco dopo la Synthesis fallì e quasi 180 dipendenti si ritrovarono senza lavoro. Oggi, alla luce dei fatti di Gioia Tauro, i lavoratori hanno presentato un nuovo esposto, nella speranza di ottenere almeno giustizia. Oltre all'esposto, verrà attivata presso il giudice del lavoro del tribunale di massa una richiesta di risarcimento a favore dei lavoratori della Synthesis, «comprendente anche i danni derivanti dalla situazione socialmente e moralmente difficilissima» ha sottolineato l'avvocato Menzione, «nella quale si trovarono i dipendeni massesi». A distanza di 5 anni dalla chiusura della fabbrica di Massa infatti, è ancora tanta la rabbia dei lavoratori per quell'appello caduto nel vuoto alla vigilia del fallimento della Synthesis e per molti di loro l'incubo dellla disoccupazione non è ancora finito.