La Spezia -
Sarebbe in fase ormai avanzata l'inchiesta sugli oltre 400 decessi avvenuti negli ultimi anni, legati presumibilmente all'amianto presente sulle navi realizzate da Fincantieri a Monfalcone per conto della Marina Militare. Così ha fatto sapere in una breve dichiarazione Maurizio Block dirigente della Procura Militare di Padova, che sta conducendo le indagini insieme al collega Sergio Dini e alla Procura della Repubblica, dopo la denuncia da parte dei familiari di un marinaio morto per un calcinoma. I reati ipotizzati per i decessi dei marinai e gli operai impegnati nei lavori sono di omicidio colposo sul versante civile e di omessa esecuzione dell'incarico su quello militare. L'inchiesta punta infatti a stabilire le responsabilità delle parti sia per quanto riguarda il lavoro quotidiano nel cantiere, sia per il controllo del committente militare sulle misure di sicurezza e di smaltimento del materiale nocivo. Anche se allo stato attuale non si è fatto il nome di alcun indagato, parecchi testimoni, compresi ufficiali della Marina Militare, sarebbero stati sentiti come persone informate dei fatti. Sino ad oggi durante l'inchiesta, cominciata alla fine della scorsa Estate, sono stati raccolti molti dati significativi, dalle indagini epidemiologiche alle cartelle cliniche dei militari deceduti. Stando alle prime informazioni trapelate, questi primi elementi evidenzierebbero patologie tipiche di un'eccessiva esposizione all'amianto. Tale livello sarebbe al di sopra della media nazionale sia nella zona di Monfalcone, sede dei cantieri navali, sia a La Spezia e a Taranto, dove è ormeggiata la flotta della Marina. |