Carrara - "In attesa della prossima alluvione": è questo il titolo del documento divulgato oggi da Legambiente Carrara in cui l'associazione propone un'articolata riflessione sulla situazione idrogeologica del territorio apuano e sulle attività estrattive alle cave di marmo, all'indomani dell'indagine della magistratura sull'alluvione del settembre 2003. La tesi degli ambientalisti carraresi è molto semplice e si basa sulle valutazioni fatte dalla stessa Legambiente Carrara nei giorni immediatamente successivi a quel 23 settembre: nell'arco di questi tre anni e mezzo è stato fatto troppo poco per modificare le condizioni che resero possibile quella catastrofe.

Prendendo spunto dalle condizioni in cui si trovava il territorio nel 2003 ed elencando gli elementi di rischio allora presenti, Legambiente ricorda le proposte avanzate per migliorare la situazione ed elenca le misure effettivamente messe in atto dalle autorità. Il bilancio è a dir poco negativo: in alcuni settori - come le migliore da effettuare sulle strade dei versanti montani - non è stato fatto
praticamente nulla, mentre nella maggior parte dei casi gli interventi sono stati parziali e insufficienti.

In questa seconda categoria rientrano, secondo Legambiente le opere per la liberazione dell'alveo del fiume Carrione, il riassetto dei nuovi ravaneti e lo sgombero dai piazzali dei materiali fini : in questi ambiti infatti l'amministrazione locale è sì intervenuta, ma in modo parziale e non adeguato, tanto che oggi si presentano le medesime situazioni di rischio di quattro anni fa.

 "Il confronto tra cose da fare e cose fatte si commenta da sola – commenta Legambiente Carrara in conclusione della sua analisi - i problemi e i responsabili sono rimasti gli stessi. non resta che attendere la prossima
alluvione".

 

Cinzia Chiappini