Omicidio colposo, omissione di atti di ufficio, cooperazione in disastro ambientale: sono questi i reati contestati dalla Procura di Massa a seguito della chiusura delle indagini preliminari sull'alluvione che il 23 settembre 2003 colpì Carrara. Quella notte l'esondazione del fiume Carrione, provocò la morte di una donna, Idina Niccolai, inghiottita dalle acque mentre si trovava sul balcone della sua abitazione. La devastazione di quell'evento fu tale da mettere in ginocchio la città per diversi giorni, provocando in totale 250 milioni di euro di danni.
Oggi sono stati notificati gli avvisi di chiusura delle indagini che hanno raggiunto 41 persone: l'elenco include 32 imprenditori locali e alcuni dirigenti locali, di cui tre del comune di di Carrara, tre della provincia di Massa-Carrara e uno del Parco Regionale delle Alpi Apuane. Ma i nomi che fanno maggiormente scalpore sono quelli dell'attuale sindaco di Carrara Giulio Conti e del suo predecessore Lucio Segnanini, entrambi raggiunti dagli avvisi della Procura indagati e a cui sono contestati i reati di cooperazione colposa in inondazione, omissione di atti d'ufficio e omicidio colposo.
Paolo Puzone, Federico Manotti e Leonardo Tamborini, i pm titolari ell'indagine, si sono avvalsi della collaborazione di due ingegneri idraulici di Genova e di quella dei comandi della Guardia di Finanza di Massa-Carrara e di Aulla. L'inchiesta ha portato a individuare le cause dell'alluvione: secondo quanto è emerso dalle indagini, l'evento meteorologico di quel 23 settembre fu sìintenso ma non così eccezionale da provocare da solo l'esondazione del fiume Carrione.
Secondo i pubblici ministeri, infatti, le cause principali da cui scaturì la devastazione che colpì la città, furono da un lato l'alterazione dell'alveo del fiume Carrione per effetto di opere edilizie ed urbanistiche, e dall'altro la coltivazione eccessiva dei ravaneti. Sotto accusa ci sono dunque i piazzali e le costruzioni industriali realizzate nei pressi dell'alveo del torrente ma anche strade e ponti edificati in modo non adeguato che hanno fatto da “imbuto” al corso d'acqua. Secondo gli inquirenti inoltre la presenza nei ravaneti di materiale in eccesso avrebbe causato le frane di detriti che quel 23 settembre andarono a occupare il letto del fiume, contribuendo alla sua esondazione.
Cinzia Chiappini
L'intervista a Maria Paola Antonioli di Legambiente Carrara, a cura di Mario Baccigalupi.