Era il dicembre del 2005 quando - per una manovra errata durante un brutta mareggiata - la nave georgiana Margaret è naufragata di fronte alla diga foranea della Spezia,. Da allora il relitto è rimasto lì, a deturpare uno dei più suggestivi tratti della costa ligure. Già all'epoca del naufragio si era posto il problema della responsabilità dell'armatore di fronte ai danni causati dai versamenti di carburante, versamenti per fortuna limitati ma tali comunque da bloccare la commercializzazione dei mitili per molti giorni. Poi il pericolo era rientrato grazie alla rimozione delle sostanze inquinanti. Ora la stessa questione si ripropone per quanto riguarda i costi da sostenere per lo sgombero della nave.
La Regione Liguria sta cercando di individuare i proprietari del relitto in modo da poter procedere contro di loro, cosa tutt'altro che facile dal punto di vista legale; solo se la ricerca darà esito negativo interverrà lo stato. E proprio per sollecitare un intervento pubblico che risolva il problema, Paolo Varrella di Legambiente ha incontrato pochi giorni fa il capo della protezione civile Guido Bertolaso. "Ci vorrà ancora del tempo - ha detto Varrella - ma la cosa positiva è che il problema della Margaret non è stato dimenticato". Che la rimozione dell'ingombrante carcassa non sia dietro l'angolo lo conferma anche l'onorevole Sergio Oliveieri, secondo il quale è comunque imminente un studio che valuterà gli aspetti tecnici dell'operazione. La spesa dovrebbe aggirarsi sui 3 milioni di euro, una cifra quindi non impossibile per le casse dello stato.
Restano, come sottolinea Legambiente in un suo comunicato, "le carenze normative che permettono ad armatori senza scrupoli di abbandonare relitti in giro per le acque nazionali. Per prevenire ulteriori future sciagure, bisognerebbe impedire a compagnie che non danno sufficienti garanzie l'accesso alle acqua territoriali italiane"
Fabio Nardini