La Spezia -
Ancora difficoltà alla Spezia sul fronte occupazionale. Alla San Giorgio, un’azienda che si trova da anni in gravi difficoltà, sono partite pochi giorni fa una sessantina di lettere di licenziamento. Non si tratta di un fulmine a ciel sereno; già da un anno, gli accordi tra l’imprenditore Paolo Nocivelli e i sindacati prevedevano un certo numero di esuberi da gestire nell’arco di dodici mesi, privilegiando i prepensionamenti e le uscite volontarie. Pochi giorni fa, senza consultare in alcun modo le controparti, la proprietà ha fatto recapitare a 57 lavoratori le lettere di licenziamento, che hanno gettato in un comprensibile sgomento tutti i dipendenti. La CGIL fa notare come, tra l’altro, l’azienda non si sia preoccupata di individuare eventuali lavoratori interessati a lasciare volontariamente la fabbrica.
Si tratta di un brutto segnale, fanno sapere i sindacati, che potrebbe indicare il disinteresse di Nocivelli al reale rilancio della san Giorgio. Si prospetta forse per la storica fabbrica spezzina di elettrodomestici un destino simile a quello della ex Vaccari di S. Stefano, chiusa quasi un anno fa. Nessuno ne parla apertamente ma la paura rimane. A metà marzo ci sarà un incontro direzione aziendale per verificare le basi del piano di rilancio della San Giorgio. Ma intanto, il 13 febbraio un primo incontro verterà sugli ultimi licenziamenti: escludendo prepensionamenti e dimissioni volontarie restano 38 dipendenti da ricollocare. Per loro il tempo stringe: già da alcuni giorni sono in mobilità, a poco più di settecento euro al mese. Una somma che oggi permette a stento di sopravvivere, non di vivere con dignità
Fabio Nardini |