Un presidio per dire no al trasferimento al Montepepe di Massa dei reparti di Ginecologia e Ostetricia organizzato i circoli di Rifondazione Comunistra dei paesi a monte; un'azione sindacale che ha bloccato lo spostamento di 6 infermiere nell'ospedale oltre foce; le promesse dei tre candidati dell'Unione a mantenere a Carrara i due reparti: sono queste in sintesi le azioni messe in atto per impedire che alle carraresi venga sottratta la possibilità di partorire nella propria città.
A seguito della protesta il sindaco di Carrara Giulio Conti e il direttore generale dell'Azienda Sanitaria Alessandro Scarafuggi hanno fatto sapere che lo spostamento del personale a Massa sarebbe uana risposta alle "proposte che i professionisti hanno avanzato in vase alle richieste ricevute dalla Direzione Anziendale" e che "non sono in discussione i servizi presenti nell'ospedale cittadino e in particolare l'attuale punto nascita". Ma l'incontro tra Conti e Scarafuggi è servito anche a rilanciare il progetto di un intervento edilizio al "Monoblocco" di Carrara, per la realizzazione di un nuovo comparto operatorio e di servizi: il tutto per un'opera che potrebbe costare intorno ai 5 milioni di euro ed essere realizzata in due anni di lavoro.
Su questi temi è intervenuta nel tardo pomeriggio anche l'Unione: già questa mattina la coalizione aveva manifestato il suo dissenso all'ipotesi del trasferimento della maternità attraverso gli interventi dei tre candidati alle primarie (Elena Beisso, Gianmaria Nardi e Angleo Zubbani) al presidio organizzato da Rifondazione Comunista. Un no ribadito oggi con un comunicato in cui si sollecita da un lato il direttore Scarafuggi a "sospendere qualsiasi decisione in merito" e dall'altro l'amministrazione a "vigiliare e contrastare ogni ipotesi che vada contro le intese raggiunte con il Protocollo d'Intesa".
Cinzia Chiappini