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  Settimana mondiale dell'acqua
Un terzo del pianeta č a secco e gli altri due terzi sprecano le risorse idriche. Su questo scenario allarmante si č aperta a Stoccolma la settimana mondiale dell'acqua (20-26 agosto). L'occasione per richiamare l'attenzione su 50.000 sudanesi sfollati per una diga.
Stoccolma - Per il direttore generale della gestione dell'acqua (International Water Management Institute, Iwmi) Frank Rijsberman, che ha curato lo studio 'Valutazione completa della gestione dell'acqua per l'agricoltura, cui hanno collaborato 700 esperti internazionali, ci sono due tipi di penuria: quella dove le risorse idriche sono eccessivamente sfruttate, con l'effetto di far abbassare il livello delle falde acquifere e prosciugare i fiumi, e quella nei Paesi privi di mezzi tecnici o finanziari per 'catturare' l'acqua (delle piogge, dei fiumi), che si trova in abbondanza. Complessivamente, dice all'Afp Rijsberman, la penuria d'acqua č dovuta per il 98% a cause umane, per il 2% a cause naturali. L'agricoltura - dice lo studio - utilizza non meno del 78% della disponibilitą mondiale dell'acqua, mentre l'industria ne usa il 18% e le municipalitą l'8 per cento. Alla vigilia della Settimana mondiale dell'acqua, un segnale di allarme č giunto anche dal rapporto annuale del WWF che avverte ancora che a causa di numerosi motivi, come i cambiamenti climatici, la scomparsa delle zone umide e la mala gestione delle risorse idriche, la crisi dell' acqua č ormai diventata una vera sfida per il mondo intero. l'Ifad, il Fondo internazionale per lo sviluppo agricolo, presenterą a Stoccolma un caso studio su un progetto nel Sudest del Sudan, un progetto che punta sulle riforme fondamentali nella gestione della terra e dell'acqua, oltre che sulla riabilitazione delle infrastrutture di irrigazione. Proprio per quanto riguarda il Sudan, l'Associazione per i Popoli Minacciati (APM) richiama l'attenzione -proprio in occasione della settimana dell'acqua- sulla situazione di 50.000 persone, appartenenti ai gruppi arabi dei Manasir, Amri e Hamadab, che rischiano di perdere le loro case presso le rive del Nilo in Sudan e di essere forzatamente rilocati a causa del riempimento del bacino di raccolta della diga di Merowe. Corresponsabile dell'esodo forzato č, secondo l'APM, anche la ditta tedesca Lahmeyer International di Bad Vilbel che ha coordinato e pianificato la costruzione del mega-progetto. L'APM infatti chiede alla ditta Lahmeyer International di sostenere almeno le vittime nella loro richiesta di risarcimento. Tratto da www.amisnet.org

Ultimo aggiornamento ore 18:15 del 23.08.06 | redazione
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