La Spezia -
Nanopatologie. Un termine scientifico, elitario, possiamo dire, eppure così vicino a noi. Già, perché con questo termine s’intendono le malattie provocate da micro- e nano particelle inorganiche insinuatesi nell’organismo, per inalazione o ingestione, e stabilitesi in un tessuto o in un organo. C’è da dire che le stesse particelle sono liberate naturalmente dai vulcani attivi, dagli incendi, dall’erosione delle rocce etc. Ma l’origine più comune oggi è rappresentata da attività umane, soprattutto ad alta temperatura, come il funzionamento dei motori a scoppio, dei cementifici, delle fonderie e degli inceneritori. Anche l’esplosione di bombe, come quelle all’uranio impoverito o al tungsteno, dà origine a particolato inorganico proveniente in minima parte dalla bomba stessa e, in misura ben più consistente, dal bersaglio colpito, grazie alla capacità di autocombustione dello stesso. Quest’ultima parte del discorso spiega la tendenza mostrata dai soldati impegnati nella Guerra dei Balcani e in quella del Golfo ad ammalarsi di varie forme di linfoma e tumori. Lo stesso procedimento di emissione di nanoparticelle è causato poi dall’utilizzo di nanopolveri negli oli motori. Per capire meglio il funzionamento di questi processi, teniamo presente che più elevata è la temperatura di combustione, minore è la dimensione delle particelle prodotte e più la particella è piccola, più questa è capace di penetrare nei nostri tessuti. Non esistono meccanismi biologici o artificiali in grado di eliminare il particolato, una volta che esso sia stato sequestrato da un organo o da un tessuto.Questo è un banale riassunto di quanto hanno scoperto nel 1999 due ricercatori dell’Università di Modena e Reggio Emilia, Stefano Montanari e Antonietta Gatti, tramite un microscopio elettrico a scansione ambientale. Che le loro scoperte potessero risultare scomode per molti, forse era chiaro fin dall’inizio anche a loro. Ma che questo fatto potesse rappresentare una preclusione al prosieguo della loro importantissima ricerca, dovrebbe certamente destare qualche perplessità in più. Chiamiamole perplessità. Infatti nel Marzo 2006, a fronte di pressioni politiche avverse alla loro richiesta di regolarizzazione degli impianti inceneritori, il microscopio è dovuto tornare in tutta furia al CNR (cioè il Consiglio Nazionale delle Ricerche). Senza di esso non si può lavorare. Si è deciso dunque di imbavagliare la ricerca, a favore degli interessi di chi manda avanti la società a picconate. L’incontro con i due ricercatori sarà il tema principale della “Festa delle coscienze diverse”, organizzata per Sabato 13 Maggio dal gruppo “Amici di Beppe Grillo” al parco della Maggiolina. Alla manifestazione saranno presenti gli stands informativi di numerose associazioni di volontariato: WWF, Tavola Spezzina per la Pace e la Globalizzazione dal Basso, Legambiente, Gruppo Acquisto Solidale, Associazione Solidarietà Popolo Saharawi, Magazzini del Mondo, Lega Antivivisezione, Emergency, Macondo3, Italia Nostra, Amnesty International, Cittadinanza Attiva, FIAB. L’incontro con Stefano Montanari e Antonietta Gatti avrà luogo intorno alle 17 e servirà ad approfondire l’argomento e, assecondando l’idea lanciata da Beppe Grillo nel suo blog, a partecipare alla sottoscrizione in favore dell’Associazione Carlo Bortolani onlus, che vuole ridare ai due ricercatori il loro strumento di lavoro (il cui costo si aggira intorno ai 400.000 euro). Nel pomeriggio è previsto anche un momento di animazione, con uno spettacolo di musica e danza popolare. L’appuntamento è dunque per il 13 Maggio al parco della Maggiolina. Per togliere il bavaglio a due ricercatori censurati e per ridare credibilità a un futuro già nero nel presente. Fonte: www.spezialmente.it
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