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  San Marco. La Cgil risponde ai Calderan
Bettalli (Fiom): “Tutte le professionalità richieste dalla proprietà per il cantiere sono presenti sul territorio”. Dal May Day, intanto, un'iniziativa per evitare dannosi attriti tra lavoratori italiani e rumeni
La Spezia - Gli operai dei cantieri San Marco non sanno lavorare. E’ quanto sostengono oggi in un’intervista uscita sul Secolo XIX i fratelli Calderan, proprietari dell’azienda cantieristica di viale San Bartolomeo alla Spezia, per giustificare i licenziamenti che hanno portato all’occupazione della fabbrica. I dipendenti della San Marco non avrebbero, dicono i Calderan, le competenze richieste e solo per questa ragione l’azienda sarebbe costretta a rivolgersi ai lavoratori rumeni.
Sarà vero? Il sindacato è scettico in proposito.
 “E’ un dato di fatto – dice Stefano Bettalli della segreteria Fiom – che i Calderan non hanno fatto nulla negli anni scorsi per riqualificare la manodopera. Addirittura hanno avuto soldi pubblici per la formazione di 27 lavoratori e solo 8 di questi sono stati poi assunti. I motivi addotti per giustificare i licenziamenti ci sembrano dunque pretestuosi. Le professionalità alle quali fanno riferimento sono ampiamente disponibili sul territorio”.
Tra i lavoratori dei cantieri si fa anche notare che solo una parte delle maestranze straniere sono qualificate; gli altri sono manovali generici. Il vero nodo sembrano essere piuttosto la differenza di costi tra un lavoratore straniero e uno italiano. Al minimo sindacale, cioè 8-900 euro al mese, gli stranieri. Uno stipendio nettamente inferiore rispetto ai 1000-1200 euro di un italiano regolarmente assunto. Per non parlare della tutela dei propri diritti. Del resto, nell’intervista al Secolo XIX, i Calderan lamentano che i loro dipendenti non sono più disposti “ a soffrire un minimo” pur di lavorare.
“Non abbiamo nulla contro i lavoratori stranieri – continua Stefano Bettalli – E abbiamo molto invece contro gli imprenditori come i Calderan, che non rispettano i patti presi con i loro dipendenti e con l’intera città. Ricordiamo che il piano presentato in origine prevedeva un organico di 220 dipendenti”. E proprio sulla base delle inadempienze della proprietà, il prossimo 21 dicembre l’autorità portuale discuterà se rinnovare o meno la concessione di una parte dell’area sulla quale operano i cantieri. Un altro strumento di pressione sui Calderan, per indurli ad aprire una seria trattativa sul futuro dell’azienda.
Intanto, la città si mobilita. Il centro sociale Rda May Day, nell’ottica di evitare una guerra tra poveri utile solo alla divisione dei lavoratori, ha organizzato una sottoscrizione a favore degli operai rumeni, impossibilitati a lavorare per l'occupazione del cantiere.

Ultimo aggiornamento ore 19:46 del 14.12.05 | redazione
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