Continua a inasprirsi la crisi delle aziende che imbottigliano le acque delle montagne apuane: la vertenza coinvolge ben 40 persone, tra i 9 lavoratori di Acqua San Carlo e quelli della Evam. Circa la metà dei 25 dipendenti della Evam, in teoria più fortunati perchè dipendono da una ditta a conduzione pubblica, sono in cassa integrazione. L'ammortizzatore sociale non è però organizzato secondo una rotazione e la cosa è stata denunciata più volte dai Cobas e dalla Cgil. L'azienda mantiene infatti immutata da molti anni la vecchia struttura delle Rsa e, secondo il coordinatore provinciale Cobas Paolo Vannucci, la cosa è stata sfruttata dalla direzione per comportarsi in modo molto discutibile con i lavoratori, disattendendo spesso i loro diritti sindacali. La versione ufficiale sulla crisi di Evam parla di problemi dovuti alla mancanza di acqua a causa della scarsità delle piogge e sono per questo legittime le domande poste da Sindacati e lavoratori sulla mancata programmazione di scorte d'acqua predisposte per queste occasioni.
Sulla difficile situazione hanno anche pesato parecchio le analisi che rilevarono concentrazioni di cloroformio nell'acqua di fonte, provocando presto un notevole problema di mercato, con la rinuncia di molti grandi compratori abituali. Oltre a questo la Evam era stata anche denunciata, circa un anno fa, per abusivismo, a causa di alcuni ingenti lavori su una montagna per ricavare magazzini.
Al di là delle buone intenzioni espresse in una recente assemblea dal Presidente dell'azienda Antonelli, Paolo Vannucci ha inoltre sottolineato le responsabilità della proprietà pubblica, ovvero del Comune di Massa: per ragioni politiche, infatti, non verrebbero esplorate appieno tutte le opportunità per un rilancio sul mercato, provocando anche una prolungata situazione di impasse per i lavoratori, che a questo punto non sanno nemmeno se continuare ad avere fiducia nell'azienda o organizzarsi in un altro modo per tutelare il proprio futuro.
Ancora peggiore la condizione dei lavoratori di San Carlo: tutti i dipendenti sono infatti impiegati a a part-time, da quando l'azienda è entrata in crisi con la fuoriuscita del gruppo francese. Da questo punto di vista i Cobas temono situazioni simili anche per il futuro, con speculazioni di grossi soggetti esteri intenzionati a defilarsi nel momento per loro più opportuno. Al momento, infine, non si profilano all'orizzonte prospettive di conglobamento nell' Evam, vista anche la condizione non ottimale di quest'ultima.