Sono molte le preoccupazioni che gravitano intorno al settore recapito di Poste Italiane e che riguardano sia la scena nazionale che quella locale: è quanto è emerso dall'assemblea tenutasi questa mattina nell'ambito del congresso della Cgil per rinnovo degli organi dirigenziali e dedicata nello specifico ai problemi dell'azienda. A livello locale si discute ormai da tempo dell'accorpamento del recapito urbano dei comuni di Massa e di Carrara che farà confluire, tutti i portalettere della provincia in un'unica sede situata nei pressi della stazione centrale massese. Una soluzione che va a netto svantaggio dei postini carraresi – che attualmente lavorano in uno stabilimento situato sul viale XX settembre ad Avenza – e che saranno costretti a fare chilometri e ore di lavoro in più per consegnare la posta: una situazione che la segreteria locale del Sindacato Lavoratori della Comunicazione della Cgil ha tentato in vario modo di evitare, sollecitando anche un intervento da parte dell'amministrazione carrarese, vanificato però da quelle che sono state definite “richieste eccessivamente esose” da parte dell'azienda. “L'idea - ha spiegato ai microfoni di ContattoRadio Pietro Tongiani del SLC-Cgil – era quella di far acquistare al Comune di Carrara, alla Provincia di Massa-Carrara o a qualche fondazione lo storico palazzo delle Poste situato nel centro carrarese, in modo che da quella vendita, Poste Italiane avrebbe potuto ricavare il denaro necessario ad acquisire delle strutture adatte a ospitare il recapito e i servizi commerciali”.
Fallito questo progetto il trasferimento a Massa sembra quindi inevitabile: la battaglia si è spostata quindi su un altro piano, quello della tutela dei lavoratori che saranno chiamati a percorrere diversi chilometri in più per recapitare la posta. “Vogliamo quattro posti di lavoro in più” ha spiegato Tongiani “in modo da alleggerire il carico di lavoro dei portalettere, ridistribuendo le zone di competenza”. Questa è la prima delle richieste avanzate dai sindacati che, hanno indicato inoltre la necessità di acquistare mezzi più nuovi, di tracciare percorsi più sicuri e di ristrutturare gli uffici che accoglieranno i portalettere secondo le norme della 626: Poste Italiane fino ad oggi ha risposto picche, pur lasciando aperto uno spiraglio per il dialogo con i rappresentanti sindacali.
E se sul piano locale la discussione è concentrata su problemi per lo più di tipo logistico, le mosse dell'azienda a livello nazionale non lasciano sperare in nulla di buono. Secondo Pietro Tongiani Poste Italiane starebbe volutamente trascurando il settore recapito con l'obiettivo di scorporare questo settore dell'azienda in vista di una eventuale quotazione in borsa possibile già dal 2006. “Siamo allarmati” ha detto il rappresentante del Slc -Cgil, spiegando che, nonostante l'apertura a soluzioni contrattuali più flessibili dimostrata dai sindacati, l'azienda non ne ha voluto sapere di rinnovare l'accordo siglato lo scorso anno e riguardante proprio le modalità di impiego dei portalettere. “Poste Italiane sta costruendo un muro. Temiamo che vogliano scindere l'azienda in tanti tronconi”: un atteggiamento, ha concluso Tongiani assolutamente impossibile da condividere visto che “l'azienda sta facendo dei grossi profitti... perché allora svendere?”.
Per questi motivi sindacati confederali hanno stabilito con una decisione unanime presa a livello regionale toscano di avviare dal 5 dicembre e fino al 3 gennaio 2006, la sospensione di tutte le prestazioni aggiuntive nel settore recapito: i portalettere quindi, per un mese intero non faranno più straordinari né areole (il servizio a cui sono chiamati i postini per consegnare la posta in quelle zone momentaneamente prive di titolare).