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La crisi del marmo di Carrara su Panorama
La versione on-line della rivista Mondadori dedica un articolo ai problemi dell'industria apuana del lapideo e punta il dito contro la concorrenza dei cinesi
Carrara -
L'industria del lapideo come simbolo del “Made in Italy” e della crisi che questo settore sta attraversando: secondo “Panorama.it”, la versione on line del noto magazine, il marmo si trova oggi a dover affrontare gli stessi problemi che affliggono quei mercati che costituiscono da sempre i “fiori all'occhiello” della produzione del nostro paese, come quello tessile, calzaturiero e dell’abbigliamento. A firmare l'articolo è Gianluca Ferraris della redazione “Economy”, che prende spunto dai dati degli ultimi 5 anni: i settori dell'estrazione, della lavorazione e della finitura all'inizio del 2000 anni coinvolgevano - tra le province di Lucca, Massa-Carrara e La Spezia - 1250 aziende e 11.200 lavoratori mentre oggi si contano 1100 (150 in meno) e 9.600 addetti(1600 in meno).
Una situazione che – al di là delle cifre – è cosa nota in una zona dove il problema dell'occupazione è ormai da decenni una questione irrisolta: dopo lo smantellamento della zona industriale apuana e il fallimento del processo di rilancio dell'area, la crisi del lapideo si paventa oggi come il colpo di grazia in grado di mettere definitivamente in ginocchio un territorio controverso, le cui grandi e indiscusse potenzialità (in primis dal punto di vista turistico) non sono mai state sfruttate. “Preoccupanti” prosegue Ferraris “anche i dati dei fatturati complessivi (nel 2004 1,25 miliardi) e quelli delle vendite internazionali che indicano un'erosione delle quote di mercato e una tendenza al peggioramento in grado di compromettere la crescita economica dell'area”: come a dire, questo è solo l'inizio. E se Andrea Balestri, direttore dell'Associazione industriali di Massa Carrara – intervistato da Panorama – ammette che l'industria apuana non riesce a sfondare davanti a un “mercato mondiale del lapideo è in forte crescita", Gialuca Ferraris avanza qualche ipotesi sulle cause che hanno portato a questa situazione: “I motivi del declino sono molti, e non tutti di facile soluzione. Il costo dei combustibili ha fatto lievitare le spese di estrazione e quelle di trasporto, aspetto fondamentale per un distretto che vende oltre confine il 69% della produzione”.
Il punto centrale, spiega il giornalista economico, è che quelli apuani non sono più gli unici produttori di qualità, come accadeva a inizio secolo: negli ultimi anni – spiega Ferraris - il mercato ha conosciuto l'ingresso di nuovi protagonisti e non a caso, le uniche aziende della zona a non aver conosciuto battute d'arresto sono quelle che producono macchinari per il taglio e la lavorazione del marmo. Ma chi sono questi pericolosi concorrenti? Confermando la bontà del parallelismo con i problemi dell'industria della moda, secondo il giornalista di Panorama, a mettere in crisi il mondo del marmo di Carrara sarebbero – manco a dirlo – i cinesi: “dopo T-shirt e scarpe, la Cina vuole insidiare un altro primato italiano – quello del marmo - puntando sulla sua abbondanza di cave vergini”. Durante l'edizione di oggi di Pop-Line la redazione di ContattoRadio ha quindi chiesto a Ferraris quali possano essere i rimedi a questa situazione “Difficile dirlo” ha ammesso il giornalista “Una soluzione è quella di puntare sul nome e sulla qualità soprattuto per riconquistare le quote di mercato estere che sono fondamentali, perché il marmo di Carrara vende oltre confine quasi i 3/4 della su produzione” . La difficoltà, spiega ancora Ferraris “è costituita dal fatto che la concorrenza straniera è spietata. Gli artigiani locali stanno insistendo molto sulla promozione dell'immagine, una strada percorribile ma che messa in atto in altri settori” conclude amaramente il giornalista di Panorama “non ha funzionato”. |
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Ultimo aggiornamento ore
19:46 del 14.11.05 | redazione
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