La Gaia Spa, la società incaricata di gestire il servizio idrico nella zona dell'Ambito territoriale ottimale numero 1 - Toscana Nord (che raccoglie i comuni delle province di Massa-Carrara, Lucca e alcune realtà del pistoiese), è nell'occhio del ciclone. Dopo le prime polemiche seguite alla nascita del nuovo soggetto societario, incentrate soprattutto sul destino dei lavoratori delle aziende municipalizzate che sarebbero passati appunto alle dipendenze della Spa, il mese di ottobre ha visto esplodere quello che può a ragione essere definito il “caso-Gaia”. Il tracollo finanziario e la mancanza di una “gestione unitaria” della società da un lato, il boom delle tariffe e le conseguenti proteste dei cittadini dall'altro, hanno creato una situazione tale che ha portato alla mobilitazione gran parte delle amministrazioni dell'Ato1, nel loro ruolo di soci della società. A Carrara, come in altre parti della toscana settentrionale, il malcontento dei cittadini ha iniziato a manifestarsi con l'arrivo delle nuove bollette e il conseguente boom dei prezzi: un passaggio, quello tra la gestione Amia e quella di Gaia, rimasto oscuro a molti utenti che – ascoltati oggi in un giro di interviste dalla redazione di Contattoradio - sostengono di non essere stati informati in modo corretto sul nuovo soggetto. È nato così il comitato “Anti-Gaia”, che ha avviato una raccolta-firme in segno di protesta (giunta a 11 mila adesioni) e sta portando avanti una vera e propria battaglia a difesa dei consumatori (vedi il servizio della redazione sulle richieste del comitato “Anti-Gaia”).
E proprio mentre Gaia iniziava ad accusare i “colpi” sferrati dai cittadini, ecco scoppiare anche il caso-societario. Il 10 ottobre, il Vicepresidente Delegato Francesco Mandorli, segnalava con una lunga relazione lo stato di difficoltà della società: a causa del “pericoloso andamento della gestione” e della “mancanza di una visione unitaria nell'amministrazione del servizio”, Gaia sta vivendo – scriveva Mandorli nella sua missiva - gravi problemi “economici e finanziari”. Problemi che secondo alcune fonti, sarebbero quantificabili ad oggi in 4 milioni di euro di debiti, raddoppiando la cifra del capitale sociale, fissata a 2 milioni. In quella stessa relazione il Vicepresidente proponeva come primo passo per “invertire il trend negativo che la società sta attraversando” l'individuazione di un “dirigente che diventi l'interlocutore del quale rispondano gerarchicamente tutti i dirigenti”, una figura dal mandato provvisorio, da individuare – per evitare alla società ulteriori oneri – all'interno dell'azienda stessa.
Proposte e indicazioni, quelle di Mandorli, bocciate solo cinque giorni dopo da un nutrito gruppo di sindaci dell'Ato1 della Toscana, che nel stroncare le iniziative di rilancio dell'azienda hanno colto l'occasione per una critica a 360° sull'operato degli amministratori di Gaia. Ben 20 dei 51 comuni facenti capo al gestore unico (a cui non partecipano Lucca, Massa e Zeri) hanno così sottoscritto un documento in cui si chiedono le dimissioni del consiglio di amministrazione della società: diverse le mosse che “non sono andate giù” allo schieramento dei sindaci, in primo luogo le violazioni ad alcune procedure stabilite nei patti parasociali. Secondo i primi cittadini dell'Ato 1 toscana, il Consiglio di amministrazione di Gaia avrebbe infatti adottato “soluzioni inadeguate, inaccettabili, precipitose, con il metodo di votazioni assunte a maggioranza – e non all'unanimità –, senza la consultazione dei soci”. Il riferimento è, in primo luogo, all'istituzione della figura di Direttore Generale, sostenuta come detto dal Vicepresidente Delegato di Gaia Francesco Mandorli, senza “informare preventivamente i soci”. Una mossa che ha rappresentato la classica “goccia che fa traboccare il vaso”, a dimostrazione delle numerose difficoltà incontrate dalla società a meno di un anno dalla sua nascita.
Tra le critiche piovute sulla dirigenza, la mancanza di chiarezza sulla situazione dei comuni di Lucca, Zeri e Massa, la crisi economica che attraversa la società e, non ultimo, il problema degli aumenti delle tariffe. Chiaro al riguardo l'intervento del Sindaco di Carrara Giulio Conti, che ha fatto da padrone di casa all'iniziativa, ospitando la presentazione del documento di protesta dei venti colleghi, nella sala di Rappresentanza del Comune del capoluogo apuano: “Non si tratta di mettere in discussione le tariffe”. Le cifre, ha spiegato Conti, sono paragonabili a quelle degli altri Ato della Toscana e – sebbene alcuni alleggerimenti per le fasce deboli della popolazione siano possibili e auspicabili - “noi ce la prendiamo con i dirigenti di Gaia non per l'ammontare delle tariffe ma per come le hanno applicate”. Dichiarazioni che deludono le speranze di molti carraresi che stanno aspettando a pagare le bollette nella speranza di un intervento “dall'alto” che tagli il caro-acqua.
Anche se la mobilitazione dei 20 sindaci toscani, non ha avuto - e probabilmente non avrà nemmeno in futuro - l'effetto auspicato dai cittadini, il documento ha prodotto un altro risultato, con effetto pressoché immediato: Luca Ragoni, capogruppo della Margherita al Consiglio Comunale di Carrara, ha rifiutato l'incarico di coordinatore della società che gli era stato offerto dal Vicepresidente Mandorli. Una decisione che segna il primo punto a favore della coalizione di primi cittadini, pronti adesso a chiedere le dimissioni dell'intero Consiglio di Amministrazione: il confronto dovrebbe quindi proseguire con la prossima assemblea tra soci e dirigenti di Gaia.