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  Le cave sono un demanio civico: parte l’istanza
Cinque cittadini presentano ricorso al commissariato competente: il bene-marmo appartiene ai carraresi
Carrara - Gli agri marmiferi del Comune di Carrara sono un demanio civico”: è questo il presupposto alla base dell’azione di un gruppo di cinque carraresi che hanno deciso di farsi portavoce del malcontento dei loro concittadini cittadini sulla gestione delle cave di marmo. Un’azione presentata questa mattina e che si è concretizzata ieri con la presentazione di un’istanza rivolta al Commissariato per la Liquidazione degli usi civici per Toscana, Lazio e Umbria, a cui è stato chiesto di riconoscere quanto già stabilito da diverse procedure di legge sia a livello nazionale che regionale. Un riconoscimento che implica la rivendicazione di un’idea fondamentale: le cave di marmo sono un patrimonio della collettività carrarese e quindi il loro sfruttamento deve avere – in un modo o nell’altro – ricadute positive sulla vita della comunità locale.
Ma, secondo molti, questo a Carrara non succederebbe: preso atto di tale realtà Ildo Fusani (Ex- Assessore al Marmo), Matteo Bartolini (Consigliere provinciale del Partito della Rifondazione Comunista), Umberto Moisè (Presidente del Comitato Arci Carrara-Lunigiana), l’avvocato Cesare Piccioli (nome di spicco della giurisprudenza carrarese) e Daniele Orsini (attivista impegnato nell’ambito della lotta al precariato) in qualità di “cittadini comuni” si sono fatti avanti come rappresentanti di un folto gruppo di carraresi – che potrebbe col tempo costituirsi in un comitato – intenzionati a portare avanti una battaglia per una gestione diversa del bene-marmo.

Un progetto in cantiere da tempo e diventato “urgente” dopo le modifiche al regolamento degli Agri Marmiferi apportate nei mesi scorsi dal Consiglio Comunale di Carrara. Cambiamenti che secondo i cinque firmatari dell’istanza stravolgerebbero il contenuto stesso della norma e che si andrebbero ad inserire nella lunga lista di “errori” commessi dall’amministrazione locale nel settore-marmo: dai ritardi nella pianificazione e nel rilascio di nuove concessioni alla rinuncia alla razionalizzazione e agli accorpamenti, dal raddoppio dell’OMYA, alle novità introdotte nel comparto del carbonato di calcio passando per la cattiva gestione delle entrate derivanti dall’escavazione.


L’istanza punta ad aprire quindi una fase completamente nuova: secondo i cinque firmatari infatti il giorno in cui alle cave verranno applicati i principi che regolamentano i demani civici, la popolazione potrà partecipare direttamente alla gestione delle entrate derivanti dal bene-cava, l’ambiente e il marmo stesso saranno più tutelati e ci sarà anche un forte incentivo per la lavorazione in loco della materia prima.

Ultimo aggiornamento ore 15:47 del 06.10.05 | redazione
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