Carrara -
Se il bisogno di partecipazione è attualmente uno dei temi più urgenti da affrontare in questi anni di vita politica italiana, oggi Mario Capanna ha dimostrato, davanti ai ragazzi che sedevano al Teatro Animosi per uno degli incontri di Proscenio 2005, quanto sia possibile trovare oggi motivi di mobilitazione condivisa anche al di fuori dei media e dei partiti politici: il suo è stato anche un racconto, in cui il tema dell'iniziativa comunale, il 68' (su cui, alla fine dei laboratori, dovrà essere realizzato uno spettacolo teatrale), è diventato lo spunto per confrontare le esigenze e le aspirazioni della società civile, dai movimenti dell'epoca fino ad oggi. Il modo più diretto scelto dall'ex leader di Democrazia Proletaria per comunicare con il giovane pubblico è stato quello di creare esempi pertinenti e lineari (il rifiuto di Mohammed Alì alla Guerra del Vietnam, il paragone tra la Rivoluzione Francese e le lotte di piazza dei '70), in modo da dimostrare il valore del lascito dei “sessantottini”, circa diritti civili e conquiste sociali dati oggi per scontato da molti adolescenti. I giovani, in questi anni, si trovano però a vivere in una realtà politica che, ormai da anni, sembra rimettere in discussione quelli che sembravano traguardi ritenuti imprescindibili, come il diritto al lavoro, allo sciopero e alle manifestazioni di protesta e denuncia: Capanna è partito, dunque, dai movimenti universitari e operai, che ben hanno rappresentato la novità di un'asse di alleanza che sposava il lavoro e la cultura, l'impegno e il sudore. Proprio per questi motivi la platea, formata dai ragazzi e dai loro insegnanti, ha voluto coinvolgere Capanna in questioni che riguardano il nostro presente italiano, da Genova 2001 alle manifestazioni contro al guerra, testimoniando così il vivace tenore della discussione. All'incontro erano presenti i ragazzi tedeschi e polacchi che partecipano al Progetto Proscenio: da un'insegnante di Opole, in Polonia, è arrivata dunque un'interessante variazione sul tema, che ha spostato l'attenzione sulle diversità del '68 italiano (o in generale “occidentale”) da quello vissuto nei paesi dell'est. In particolare, in Polonia, il movimento operaio dapprima non seguì la protesta studentesca, decretandone la momentanea sconfitta. Potente, sul finale dell'iniziativa e dopo una domanda di un ragazzo, la condanna di Capanna per la violenza e gli spargimenti di sangue del post '68. Tuttavia, ricordando una conversazione con Yasser Arafat, Capanna ha invitato a riflettere anche sul limite al di sopra del quale un popolo è costretto ad una dura resistenza, che può diventare violenta nel momento in cui tutte le strade del dialogo sono state precluse per volontà altrui. |