Ha solo sbagliato la misura della sua partecipazione, la pioggia che si è abbattuta sabato scorso su Carrara e sul numerosissimo pubblico che si stava godendo il prologo di Moni Ovadia allo spettacolo “La bottiglia vuota”, in Piazza delle Erbe: forse la stessa pioggia era stata attirata dall'aria satura di pensiero positivo e voleva limitarsi a bagnare gioiosamente le centinaia di persone che hanno raccolto il richiamo di condivisione della cultura, alla base dell'evento gratuito, per il quale il teatrante e scrittore ebreo non ha percepito alcunché. Le poche gocce si sono però presto trasformate in un forte acquazzone estivo, che ha costretto gli artisti, gli organizzatori e lo stesso pubblico ad una strenua resistenza sotto gli ombrelli e al riparo di teli improvvisati. Se così non fosse stato, lo spettacolo avrebbe potuto rappresentare uno degli eventi culturali più belli e partecipati dell'intera estate carrarese, come hanno commentato molti dei cittadini che sono intervenuti e che sono tornati a casa solo dopo aver seguito le parole di Ovadia e l'appassionante lotta contro il maltempo, sottolineando con applausi ritmati i vari fuori programma.
Poco male: se l'irruenta pioggia ha impedito la partenza del vero e proprio spettacolo, la serata può considerarsi più che riuscita, grazie anche alla comprensione, profonda, dei cittadini circa i motivi che hanno portato la protesta del Morlungo a diventare uno spettacolo nel centro di Carrara. Sulla stampa locale, qualcuno in questi giorni ha parlato, riferendosi ai manifestanti,di un gruppo “troppo ben organizzato”: forse un modo per speziare le pagine estive di cronaca locale, a volte un po' insipide. Anche questo, però, è un campanello d'allarme: la limpidezza di quello che è successo mal si adatta, infatti, alla torbidezza delle meccaniche politiche e il solo suggerire qualche intrigo di palazzo significa aver sbagliato la materia del contendere, rifiutandosi di discutere il merito della questione. Come abbiamo già sottolineato, il fatto che l'amministrazione abbia speso tanti soldi per organizzare “spettacoli per pochi eletti” (difficile trovare un'altra definizione) si è rivelata un'arma a doppio taglio, che ha da un lato suscitato la perplessità di gran parte dei cittadini carraresi, e dall'altro ne ha spinto un nutrito gruppo alla protesta.
Una protesta che, in meno di un mese, è diventata “proposta”, con il ritorno in città dell' ”ebreo col sorriso”: per una volta, dunque, i cittadini carraresi hanno assistito con l'aria soddisfatta di chi ha ottenuto rispetto su basi ineccepibili, accarezzati dalle parole di un teatrante come Moni Ovadia, intento a regalare loro cultura solo perché così era dovuto secondo giustizia. La sua presenza è stata determinante anche grazie a suo innato carisma, che ha permesso, senza arrivare allo spettacolo vero e proprio, di costruire intorno alla stessa serata un'atmosfera particolare, in cui hanno coabitato ragione e religione, laicismo razionalista e fede. Moni Ovadia ha anche omaggiato la densa storia di coraggio al femminile che Piazza delle Erbe porta con sè, promettendo di ritornare nuovamente a Carrara per regalare ai meritevoli cittadini questa benedetta e ormai simbolica “bottiglia vuota”.