Quella di sabato è stata la prima e ultima edizione del “Palio dei Marmi”: l'amministrazione carrarese ha infatti deciso di sospendere la neonata manifestazione a seguito degli incidenti avvenuti sabato sera allo Stadio dei marmi di Carrara, dove si è tenuta la corsa. La caduta di due cavalli durante la gara, la morte di un animale a fine competizione e l'aggressione subita dalla fotoreporter della nazione Letizia Delia sono stati motivi più che sufficienti a far dichiarare agli amministratori locali – immediatamente dopo la chiusura della manifestazione - che il palio non si farà più. Aspre le critiche di Legambiente Carrara “Fin dall’inizio abbiamo evidenziato l’insipienza di una scelta che nulla aveva a che fare con le tradizioni di Carrara. Adesso, a rispondere di una morte inutile e dello spreco di denaro pubblico, dovranno essere l’assessore Roberto Dell’Amico e l’Amministrazione, che ci prendevano “bonariamente” in giro per i nostri timori, assicurandoci che il palio sarebbe stato una bella festa e che i cavalli non avrebbero corso alcun pericolo.”
L'Amministrazione carrarese, dopo aver espresso “tutta la propria tristezza” per l'epilogo dell'evento, ha tenuto a sottolineare come la concessione del patrocinio fosse stata data “dopo aver a lungo verificato la serietà e la preparazione degli organizzatori, e dopo aver ottenuto dagli stessi ampie garanzie sull’idoneità dell’anello dello Stadio, per lo svolgimento in piena sicurezza della corsa”.
Ma i fatti hanno dimostrato il contrario: a dir poco sconvolgente il racconto di Letizia Delia, fotoreporter della Nazione di Carrara, aggredita nel corso della manifestazione per aver tentato di fotografare il cavallo deceduto. «Mai più avrei immaginato che mi sarebbero saltate addosso 20 persone. Non mi era mai capitata una cosa del genere» ha dichiarato ai nostri microfoni la fotografa, raccontando che – probabilmente – gli organizzatori tentavano di cancellare le prove del decesso dell'animale, per impedire che la notizia si diffondesse sollevando polemiche e critiche contro il Palio.
«Sono stata sollevata e strattonata da due persone che mi hanno strappato la macchina fotografica e la borsa” ricorda Letizia Delia, ancora sotto shock per l'aggressione “Hanno iniziato a insultarmi, mi gridavano "bastarda" e "animalista del cazzo" e poi sono passati alle minacce: un uomo basso - probabilmente un fantino - inveito contro di me con un frustino, girato dalla parte del manico, dicendomi "ti spacchiamo la faccia" »
Grande quindi lo spavento della fotoreporter che si è trovata in mezzo a quella che lei stessa ha definito “una folla di forsennati", vale a dire gli addetti alle scuderie del Palio: a soccorrerla il personale addetto alla sicurezza, che ha anche recuperato la macchinetta fotografica che gli aggressori stavano tentando di manomettere per cancellare le foto. Immediata la corsa al Pronto Soccorso per verificare lo stato di salute della professionista, a cui sono stati prescritti otto giorni di riposo per le ecchimosi e gli stiramenti muscolari riportati durante l'aggressione.
«Sono molto demoralizzata e shoccata» ha dichiarato ancora Letizia Delia che ricorda come, il suo incidente, è arrivato al termine di una giornata e una manifestazione segnate da diversi episodi negativi «Già nella prima gara, nel pomeriggio, un cavallo aveva rischiato di schiantarsi contro un muro: dopo aver disarcionato il suo fantino, l'animale aveva intrapreso una corsa forsennata che nessuno riusciva a fermare» ha raccontato la fotoreporter « Per tentare di bloccarlo, alcuni organizzatori gli hanno buttando della sabbia negli occhi e in un secondo momento gli hanno lanciato uno straccio a coprirgli il muso. Il cavallo ha continuato però a correre alla cieca, dirigendosi verso un muro di cemento che è riuscito ad evitare solo pochi metri prima di un terribile impatto»
Significativo il commento conclusivo di Letizia Delia a cui va ovviamente la solidarietà di tutta la redazione di Contatto Radio: la fotoreporter ha infatti dichiarato «Una manifestazione terrificante. Mi auguro che non ne facciano né qui a Carrara né altrove»