La Spezia -
Con i risultati della ricerca di Icram sul Golfo della Spezia, presentata a Roma pochi giorni fa, è apparso finalmente chiaro quanto l'iter per la bonifica del mare spezzino abbia troppo spesso deviato il suo corso, a causa di posizioni dettate da presupposti smaccatamente produttivi. Dopo anni di scontri nello stabilire la priorità tra dragaggi e risanamento generale del Golfo, il Ministero dell'ambiente ha quindi commissionato lo studio al suo Istituto per le ricerche marine, allo scopo di mettere a punto tecniche e parametri interpretativi per avviare la bonifica a mare, non solo alla Spezia, ma in tutta Italia, ovvero in ben ventiquattro siti portuali e marini. Dunque non è vero, come avevano affermato i sostenitori del “dragaggio subito”, che l’obbligo di bonifica dovesse scattare solo per il Golfo di Spezia: degli 85mila ettari totali, infatti, 1564 sono relativi all’area spezzina e per il resto gli interventi riguarderanno siti marini in tutta Italia, come la laguna di Venezia, Livorno, Piombino, Carrara, Taranto, Trieste e Napoli. Non è vero nemmeno che non ci fosse una legge per le bonifiche a mare, come in passato ha sostenuto l'ex Presidente dell'Autorità Portuale Giorgio Bucchioni. Infatti, è ora davanti agli occhi di tutti che la legge esisteva e doveva solo essere applicata, mettendo a punto le norme interpretative. Fatto questo, ora si potrà procedere, senza ulteriori discussioni e senza accumulare inesatte e strumentali dichiarazioni. Infine quello che ormai era noto emerge anche nello studio dell'Icram: il Golfo della Spezia da molto tempo è malato, e ritardare la bonifica significherebbe anche mettere in serio pericolo qualsiasi progetto di sviluppo per il futuro. L'intervento, per quanto accertato fino ad ora, comporterà l’asportazione di ben sei milioni di metri cubi di materiali, di cui un milione ad alto impatto di inquinamento.
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