“Non siamo un movimento cattolico o ecclesiale. Siamo dei laici che ritengono che su una legge così complessa non sia possibile dare un preparazione sufficiente all'elettorato perché sia in grado di valutare fino in fondo e decidere” è questa in estrema sintesi la posizione del comitato “Scienza & vita”, che sollecita così i cittadini ad astenersi dalle urne, in occasione del Referendum sulla procreazione assistita che si terrà il prossimo 12 e 13 giugno. Renzo Valori, coordinatore per la provincia di Massa-Carrara del comitato, ha spiegato oggi ai microfoni di Contatto Radio come la sua associazione stia portando avanti una campagna di informazione sul tema, per creare comunque un dibattito nella società civile
Per il comitato la legge sulla procreazione medicalmente assistita, così com'è stata varata dal Governo Berlusconi, rappresenta “il male minore” e dovrebbe perciò comunque essere modificata: vista la complessità del tema però – dicono ancora da “Scienza & vita” - i cittadini non sarebbero in grado di esprimere un parere ponderato al riguardo e spetterebbe perciò all'elitè Parlamentare, dotata di strumenti più ampi, il dovere di intervenire.
I cambiamenti auspicati da “Scienza & vita” vanno però in una direzione opposta rispetto ai quesiti referendari proposti dal “Comitato per il sì”, soprattutto per quanto riguarda gli articoli sulla fecondazione eterologa e sui diritti dell'embrione. “Se veramente l'embrione è un essere umano nel momento stesso in cui il gamete maschile e quello femminile si fondono, la sperimentazione in questo ambito non è simile a quella condotta da Hitler nei campi di concentramento?” si chiedono retoricamente gli attivisti di “Scienza & Vita”, aprendo di fatto un dibattito che porta diritto alla ri-discussione della legge 194, sull'interruzione volontaria di gravidanza. “Non si tratta di riaprire questa discussione. Sono due cose indipendenti e parallele” ha spiegato Valori ai microfoni di Contatto Radio.
“Noi diciamo: chi vuole ricorrere alla fecondazione assistita può farlo, ma un minimo di regolamentazione è necessaria” ha sostenuto ancora Renzo Valori, inserendosi nella scia di coloro che - dimenticano l'esistenza di norme deontologiche chiare ai cui gli specialisti del settore devono attenersi - ritengono la legge 40 l'ultimo baluardo contro un ipotetico “far west legislativo” in materia di procreazione.