La nuova udienza del processo a carico di 25 manifestanti al G8 di Genova nel luglio 2001 si è concentrata oggi su un elemento importantissimo per la ricostruzione dei fatti che hanno portato all'uccisione di Carlo Giuliani, ovvero sulla pietra che ha provocato una profonda ferita sulla fronte del giovane, prima o dopo la sua morte.
Il punto focale della giornata è stata la testimonianza del dott. Adriano Lauro, primo dirigente di Polizia a comando del gruppo di carabinieri coinvolti nei fatti di Piazza Alimonda. Lauro è stato richiamato dalla difesa proprio per il riconoscimento del sasso insanguinato trovato vicino al corpo di Giuliani. Dai reperti mostrati si vede che il sasso non era presente vicino al corpo di Carlo fino a che il Reparto Mobile di Milano insieme ad una parte del battaglione Sicilia non ha ripreso il possesso della piazza. Oltre al sasso, quando già sono arrivati i soccorsi, è apparsa anche una ferita lacero contusa a forma di stella sulla fronte di Carlo Giuliani. Lauro nella precedente udienza aveva garantito sulla "cristallizzazione" della scena, evidenziando involontariamente un' incongruenza riscontrata ed esplicitata anche dal giudice a latere.L'inquietante ipotesi avanzata dall'avvocato della difesa Ezio Menzione è che uno degli uomini del vicequestore Adriano Lauro possa aver colpito alla testa Giuliani e che lui, per coprire il sottoposto, abbia gridato contro i no global attribuendogli l'omicidio di Giuliani. Peraltro Lauro è stato oggi inchiodato dalla difesa con un filmato in cui si vede chiaramente il teste che raccoglie una pietra da terra e la lancia in direzione dei manifestanti.
Prima della deposizione di Lauro, il primo teste dell'accusa è stato il carabiniere Filippo Cavataio, autista del defender che trasportava i colleghi Dario Raffone e Mario Placanica. In realtà Cavataio non è un teste in senso tecnico ma un imputato – poi archiviato – nel procedimento connesso per essere passato col mezzo sopra il corpo di Giuliani. Per questo il carabiniere non ha deposto sotto giuramento: anche la sua testimonianza, come molte altre tra i militari dell'arma, ha lasciato - per la difesa - molti punti oscuri e altrettanti dubbi. Cavataio ha affermato di non ricordarsi quasi nulla degli attimi della tragedia, così come non si è reso conto di passare sul corpo del ragazzo riverso in mezzo alla piazza; la sua deposizione – come quella di Raffone - é un continuo "non ricordo" e anche lui non riesce a ricostruire come ha passato l'intervallo di tempo - più di un'ora - intercorso tra l'uccisione di Giuliani e l'accettazione presso l'Ospedale Galliera. La difesa è riuscita però a stimolare risposte interessanti che iniziano a chiarire questo aspetto, visto che alla fine il carabiniere ha finalmente accennato ad un primo soccorso presso il comando provinciale dell'arma.
Dunque, per come ha esposto i fatti sembra quasi che “Venerdì 20 Luglio 2001” significhi per Cavataio solo 15 giorni di prognosi per "stress" e pochissimi frammentari ricordi incongruenti.
Al di là di altre considerazioni, i troppi dubbi intorno alla ricostruzione dei fatti potrebbero portare i genitori di Giuliani, presenti questa mattina in aula, a chiedere la revisione dell'inchiesta sull'uccisione del figlio, come ha affermato l'avvocato Ezio Menzione.
La prossima udienza è fissata come sempre fra una settimana, martedi 17 maggio.