Sono passati due anni e mezzo dall'ultimo sciopero generale dei metalmeccanici. Oggi, nelle piazze italiane, sono stati migliaia i lavoratori che hanno partecipato alle manifestazioni e ai cortei. La protesta di quattro ore è stata indetta da Fiom, Fim e Uilm per sottolineare la crisi che il settore dell'industria sta attraversando in questi ultimi mesi. Secondo i dati diffusi dalla Cgia di Mestre in quattro anni le tute blu sono diminuite di 134mila unità. La regione che ha registrato il maggior calo di addetti è il Piemonte con quasi 68.000 posti di lavoro persi con una riduzione percentuale sul totale del settore del 33,6%. Ma anche la Lombardia ha subito una dura contrazione: oltre 19.500 operai sono stati espulsi dalle fabbriche in questi ultimi anni. Soddisfatti per la riuscita della mobilitazione i segretari delle tre maggiori sigle sindacali italiane. Per il leader della Cgil, Guglielmo Epifani con questo sciopero «si è voluto richiamare l'attenzione sulla gravità della situazione del nostro paese. Non è vero - sottolinea il segretario - che siamo accomunati con gli altri paesi europei, perchè da noi la crisi è assolutamente più profonda».
In provincia di Massa–Carrara i sindacati confederali dei metalmeccanici hanno protestato contro l'avanzante declino industriale ma anche contro chi ritiene la riduzione del costo del lavoro e dei diritti la strada maestra del rilancio della competitività del sistema. I primi colpiti dalla crisi sono i lavoratori, per la maggior parte finiti in cassa integrazione a causa del fallimento delle aziende in cui erano impiegati.
Le tute blu apuane ritengono che nella nostra provincia non esistano più grosse fabbriche né il conseguente indotto, e che l'occupazione sia ormai ridotta ai livelli di province disastrate. Si vedono responsabilità sia nell'intero sistema industriale italiano, che non tiene conto della concorrenza straniera, sia nella mancanza di investimenti da parte delle aziende nello sviluppo di macchinari e tecnologie. Per dimostrare il proprio ulteriore disagio aumentano così le adesioni agli scioperi organizzati dai sindacati.
Questa mattina, poco prima delle 11, i lavoratori apuani sono partiti in corteo dal Nuovo Pignone di Massa per arrivare davanti allo stabilimento Sanac dove si è svolto un presidio durato poco più di un'ora. Una scelta, quella di fermarsi davanti all'azienda, non casuale: le tute blu hanno voluto così sottolineare l'atteggiamento discriminatorio scelto dalla direzione della Sanac nei confronti del delegato sindacale Roberto Battistini. Il lavoratore, infatti, non è stato reintegrato dall'azienda nonostante il riconoscimento ottenuto anche in sede di appello sulla causa di illegittimità del licenziamento. Lo stesso Battistini – dopo aver ringraziato i colleghi per la manifestazione di solidarietà – ha sottolineato ai microfoni di Contatto Radio come le aziende locali abbiano fatto solo investimenti a brevissimo termine, senza aver mai realmente investito su di un territorio in cui sono presenti tutte le infrastutture – autostrada, porto – necessarie.
Alla manifestazione di questa mattina era presente anche Raffaele Parrini, assessore alle Politiche del lavoro della Provincia di Massa–Carrara. Parrini ha dato grande valenza allo sciopero, ritenuto necessario alla luce dei sempre più drammatici effetti della perdita di competitività italiana, causati da una politica governativa assente. In particolare - ha detto l'assessore - l'obiettivo a livello locale è quello di rafforzare la sinergia tra istituzioni, mondo dell'impresa e sindacati, cercando così di accelerare i tempi e risolvere il prima possibile le numerose crisi aperte sul territorio.
Patrizia Bernieri, segretario generale della CGIL di Massa–Carrara, che ha ribadito – in un intervista a Contatto Radio – che l'emergenza locale riguarda sia il numero di disoccupati sia la stabilità di chi un impiego ce l'ha. Per risolvere la difficile situazione in cui si trova l'industrializzazione locale viene richiesta ai sindacati un' unità d'intenti, ha spiegato Bernieri, possibile solo se si ha il rispetto dei ruoli: il lavoro dei sindacati, ha concluso, è incentrato sulla richiesta di nuovo confronto con istituzioni locali, che non hanno dato ancora nessuna risposta alle loro domande tra cui la cassa integrazione.
Con il contributo di Giulia Gennati