Roma -
L'Italia è il fanalino di coda dell'Unione Europea per quanto riguarda il tasso di occupazione femminile. La percentuale record, riferita al 2003, è pari al 42,7% ed è superata verso il basso dalla sola isola di Malta, che non supera il 33,6%. Questo dato allarmante per il nostro paese emerge da un'elaborazione curata dal Centro internazionale di studi sociali, che ha ospitato oggi nella sua sede il convegno “Donne, lavoro e welfare nell'Europa allargata”, allo scopo di riflettere sulla valorizzazione della componente femminile come risorsa imprescindibile per la crescita economica e democratica dell'Unione europea e il rafforzamento della coesione sociale. Durante l'introduzione, la vicepresidente Francesca Santoro ha sottolineato la necessità di “una lettura positiva delle sinergie tra welfare state e crescita economica, del rapporto virtuoso esistente tra questi due elementi, nel solco di un orientamento macro-economico che individua nelle donne una risorsa di importanza fondamentale”. Secondo la Santoro, tale orientamento sarebbe decisivo per la costruzione di un ambiente favorevole al lavoro femminile, presupponendo un confronto tra questo obiettivo e le politiche di sviluppo dell'Unione, dei singoli Stati e dei territori. Dalle considerazioni fatte durante i lavori, emerge anche il netto giudizio negativo sulla cosiddetta teoria dei due tempi, che mette la crescita economica innanzi alle politiche di coesione sociale, auspicando una strategia unitaria, lucida e lungimirante, oltre a comportamenti coerenti da parte dell'Unione e di tutti gli Stati membri.. Tra i Paesi della ‘vecchia' Unione, gli unici a mostrare un livello di occupazione femminile al di sotto del 50%, oltre al nostro, sono Grecia (43,8%) e Spagna (46%), a fronte di una media del 56,1%, mentre le migliori performance si registrano, come in tanti altri campi, in Svezia (71,5%) e Danimarca (70,5%), seguite da Olanda , Finlandia, Regno Unito. Nonostante il confronto con il resto d'Europa resti ancora sfavorevole, l'Italia è però il Paese con la maggior crescita dell'occupazione femminile, pari a cinque punti percentuali in cinque anni: si tratta però di una miglioramento fisiologico per un paese fermo su questa materia fino a pochi anni fa. |